mercoledì 31 marzo 2010

Al via il progetto CLIMATE GENERATION 2010

Parte il progetto Climate Generation 2010, un’iniziativa promossa dal Dipartimento Ambiente, Alimentazione e Affari Rurali britannico (Defra) ed ampliata in tutto il mondo dal British Council e WWF, che ha come obiettivo quello di sostenere giovani che possano guidare con l'esempio le proprie comunità, e non solo, verso attività e percorsi che abbiano un impatto positivo sul cambiamento climatico.
Dal 1 al 30 aprile 2010 è aperta sui siti delle due organizzazioni la selezione di dieci nuovi "Campioni del Clima". Un’opportunità rivolta ai giovani tra i 17 e i 22 anni perché “il cambiamento climatico riguarda tutti noi, ma saranno i giovani in particolare ad ereditarne l'impatto nei decenni a venire" afferma Martin Davidson, Direttore Generale del British Council.

Spendere fino a 1000 euro per sviluppare un progetto per le proprie scuole o comunità; prendere parte ad un Climate Camp assieme ad altri Campioni del Clima; partecipare ad un training per sviluppare le proprie capacità di progettazione e comunicazione; essere parte del network International Climate Champions ed essere incoraggiati a prendere parte a meeting ed iniziative nazionali ed internazionali. Queste le possibilità che verranno offerte ai dieci nuovi Campioni del Clima che si uniranno agli oltre 1300 Campioni reclutati da oltre 60 paesi nel 2009.

Il network International Climate Champions vede ora l'apertura di una nuova selezione nazionale, in Italia, grazie alla nuova e strategica partnership siglata con WWF-Italia.
Francesca Sau
Climate Change Researcher
British Consulate General Milan

lunedì 29 marzo 2010

Comuni italiani, laboratorio della rivoluzione energetica nazionale

L’ultimo Rapporto Comuni Italiani Rinnovabili presentato lo scorso 23 marzo da Legambiente fotografa un’Italia che cresce e che cambia facendosi strada verso un sistema di produzione energetica più sostenibile. Infatti, mentre il dibattito nazionale si e’ arenato su un approccio tradizionale, centralizzato e quantitativo, il territorio mostra dinamicità e slancio verso una rivoluzione energetica decentralizzata e rinnovabile.

Il rapporto ha raccolto i dati dai Comuni e dal GSE e li ha incrociati con quelli delle Regioni, delle Provincie e di altri soggetti e associazioni. La fotografia che ne emerge e’ interessante e incoraggiante...

Infatti "sono 6.993 i Comuni in Italia dove è installato almeno un impianto - precisa il dossier - erano 5.580 lo scorso anno, 3.190 nel 2008". Strutture che "stanno dando forma a un nuovo modello di generazione distribuita: impianti solari fotovoltaici, solari termici, mini idro-elettrici, geotermici ad alta e bassa entalpia, da biomasse e biogas, integrati con reti di teleriscaldamento e pompe di calore". In altre parole l’86% dei Comuni italiani. Il risultato e’ che già oggi ci sono diversi Comuni che producono più energia di quanta ne consumano e ciò si riflette positivamente sulla creazione di nuovi posti di lavoro e nuovi servizi, sul benessere e sulla qualità della vita dei cittadini, sulle opportunità di ricerca e via dicendo.

Inoltre il rapporto contiene le mappe del territorio segnalando le aree interessate dalle installazioni di energia rinnovabile e riporta alcuni casi esemplari di Comuni la cui esperienza e’ particolarmente emblematica, ad esempio il Comune di Craco in provincia di Matera, dove e’ stato installato mezzo kW per abitante, e il Comune di Sluderno in provincia di Bolzano "che fonda la sua ricetta di successo su diversi impianti diffusi nel territorio”.


Federica Gasbarro
Climate Change Research Officer
British Consulate Florence

giovedì 25 marzo 2010

27 marzo 2010 – è l’Ora della Terra, spegnete gli interruttori

Sabato 27 marzo dalle 20.30 alle 21.30 l’intero pianeta spegnerà le sue luci per un’ora.

E' l'Earth Hour, l’evento mondiale promosso dal WWF. L'iniziativa è alla sua terza edizione e registra un crescente numero di adesioni: in migliaia di città di oltre 120 paesi verranno spenti case, uffici, negozi e grandi monumenti. In Italia più di 80 comuni e grandi città parteciperanno all’evento, tra i grandi monumenti resteranno al buio la Mole Antonelliana, il Castello Sforzesco, Palazzo Vecchio e la Fontana di Trevi.

Il gesto è simbolico, ma il suo significato è di grande importanza: con un semplice click milioni di persone chiederanno ai loro governi un impegno concreto nel combattere gli sprechi energetici e incentivare l’utilizzo di risorse energetiche sostenibili e uno stile di vita a basso consumo di carbonio. A tre mesi dal vertice di Copenhagen, l’iniziativa del WWF ci ricorda che l’attenzione sul problema dei cambiamenti climatici deve rimanere alta.

Francesca Sau
Climate Change Researcher
British Consulate General Milan

martedì 23 marzo 2010

Finestra sul mondo: Forbes, E.U. Greenhouse Gas Plan - Better Than It Sounds

Un articolo apparso su Forbes semplicemente interessante sull'Emission Trading europeo. Per esportarlo negli States.
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E.U. Greenhouse Gas Plan: Better Than It Sounds, Why the U.S. should consider a similar system.

A. Denny Ellerman

"Mark Twain once quipped, "If you listen closely, Wagner's music is not as bad as it sounds." The same can be said of the European Union's Emissions Trading Scheme to reduce greenhouse gases. It's better--and more straight-forward--than it sounds. And, for the U.S., a similar system would certainly be better than its alternatives.

For starters, let's consider those alternatives: a greenhouse gas tax or conventional regulation. Taxes are a political non-starter, and regulations are a legal nightmare for both the regulated and the regulator. Implementation is delayed for years by court challenges, and applying the regulatory mandate equitably to the varied circumstances of real businesses generates more legal tussles. It is hardly a quick or efficient way to cut emissions.

While the E.U. Emissions Trading Scheme has its problems, it has had a great deal more success than its alternatives. It not only reduced greenhouse gas emissions by 2% to 5% in its first three years, but it put an effective mechanism in place to more aggressively reduce emissions over time.

Of course, the European system has stirred up a lot of debate. Supporters claimed it would transform the economy, while critics argued it was overly complicated, would lead to windfall profits and possibly even wreck the economy.

On its face, the European system is simple enough--a set amount of permits, or allowances, for the emission of greenhouse gases are distributed for free to companies that are then required to surrender allowances equal to their CO2 emissions. The allowances are tradable so that companies with emissions greater or less than the permits received for free can buy or sell them at the market price (about U.S. $18/ton). If they emit CO2 without handing in the required allowances, then they must pay a fine of around U.S. $135/ton.

Yes, companies have made some "windfall" profits as a result of receiving allowances for free, instead of having to buy all of them at auction. However, this was the political price of adopting the system and this aspect of the European system is being phased out. The more important point is that CO2 emissions are now limited by a simple requirement backed up by a credible penalty. Moreover, companies have a lot of flexibility to adjust and innovate as they see best--something that conventional regulation doesn't allow.

As for the claims that the trading scheme might help or hurt the economy, it hasn't made much of an impact either way since it began in 2005. If you visited the E.U. prior to 2005 and again more recently, you wouldn't notice any difference. Life goes on as before even though CO2 emissions are lower than they would be without the new price on CO2. Companies haven't moved offshore to locations without carbon limits. In fact, a price on CO2 emissions within Europe has had less effect on European economic performance than dodgy mortgages in the U.S.

The changes attributable to the new price are imperceptible to most visitors. Half of the decrease in emissions can be attributed to electric utilities increasing their usage of natural gas plants over coal. Other reductions were caused by changes in industrial processes in plants that make materials like cement, iron and paper. Many of those companies chose to conduct low-level maintenance and implement energy conservation measures that are hard to track much less notice on an individual level. Electricity, cement, iron, paper and other products are being produced as before, but with fewer CO2 emissions.

Those considering a similar cap-and-trade system in the U.S. can learn a lot from the E.U.'s experiment. But the most important lesson is, to reprise Mark Twain, if you look closely at the European experience, it's not as bad as it sounds."

A. Denny Ellermanis a former senior lecturer at MIT's Sloan School of Management and coauthor of the book, Pricing Carbon, which was published in March and analyzes the E.U. Trading Scheme.

mercoledì 10 marzo 2010

Cina e India: le luci si spengono, le negoziazioni continuano

Spente le luci di Copenhagen, le negoziazioni sul clima continuano per telefono e posta. Pochi giorni fa, Cina e India hanno aderito formalmente all'Accordo di Copenhagen, inviando una lettera al Primo Ministro danese Rasmussen. Sia Cina che India avevano gia' sottoposto le proprie azioni volontarie di riduzione della CO2 (National Appropriate Mitigation Actions).

lunedì 1 marzo 2010

Accordo di Copenhagen: le prime 100 adesioni degli Stati

Il numero di Stati che hanno firmato l'Accordo di Copenhagen sale a 100. Di questi, piu' di 60 hanno avanzato proposte di obiettivi volontari di riduzione delle emissioni di CO2.

I risultati sono pubblicati nel sito dell'UNFCCC: gli obiettivi di riduzione per i Paesi industrializzati e le azioni di mitigazione per i Paesi emergenti.