Venerdi’ 26 giugno, nella notte europea, negli Stati Uniti e’ stato fatto un passo importante verso Copenhagen e le trattative internazionali sul clima (post Kyoto). La Camera statunitense ha approvato un atto di importanza storica: l’American Clean Energy and Security Act (qui).
Con 219 voti a favore contro 212, la House of Representative ha approvato un atto contenente, per la prima volta nella storia statunitense, degli impegni di riduzione dei gas serra, che prevedono:
- una riduzione del 17% dei gas serra entro il 2020 (rispetto ai livelli del 2005)
- una riduzione del 42% entro il 2030
- una riduzione del 83% entro il 2050.
L’atto include inoltre una serie di misure addizionali che potrebbero portare alla diminuzione dei gas serra del 23% al 2020 e una cosiddetta “Renewables Obligation del 20%”, ovvero un Impegno di utilizzo di energia rinnovabile del 15% e di efficienza energetica del 5%.
Il dibattito sull’approvazione del Clean Energy and Security Act verteva essenzialmente sulle ricadute in termini di posti di lavoro e crescita economica. Come dichiarato dal Presidente Obama alcuni giorni prima:
“Non credete nella disinformazione che suggerisce che vi sia chissa’ come una contraddizione tra investire in energie rinnovabili e crescita economica. E’ semplicemente falso.
Stiamo parlando di energia da decenni. Non c’e’ disaccordo sul se la nostra dipendenza dal petrolio estero stia minacciando la nostra sicurezza: sappiamo che lo sta facendo. Non c’e’ piu’ un dibattito sul se la CO2 e gli altri gas serra stiano ponendo in pericolo il nostro pianeta: sta succedendo. E non c’e’ piu’ una domanda sul se i posti di lavoro e i settori industriali del 21 secolo saranno incentrati sulle energie pulite e rinnovabili. La sola domanda e’, quale Stato sara’ in grado di creare questi posti di lavoro e queste industrie?” La risposta, per il presidente Obama, e’ gli Stati Uniti.
Oggi gli Stati Uniti sono un po’ piu’ vicini all’Europa e a Copenhagen.
Con 219 voti a favore contro 212, la House of Representative ha approvato un atto contenente, per la prima volta nella storia statunitense, degli impegni di riduzione dei gas serra, che prevedono:
- una riduzione del 17% dei gas serra entro il 2020 (rispetto ai livelli del 2005)
- una riduzione del 42% entro il 2030
- una riduzione del 83% entro il 2050.
L’atto include inoltre una serie di misure addizionali che potrebbero portare alla diminuzione dei gas serra del 23% al 2020 e una cosiddetta “Renewables Obligation del 20%”, ovvero un Impegno di utilizzo di energia rinnovabile del 15% e di efficienza energetica del 5%.
Il dibattito sull’approvazione del Clean Energy and Security Act verteva essenzialmente sulle ricadute in termini di posti di lavoro e crescita economica. Come dichiarato dal Presidente Obama alcuni giorni prima:
“Non credete nella disinformazione che suggerisce che vi sia chissa’ come una contraddizione tra investire in energie rinnovabili e crescita economica. E’ semplicemente falso.
Stiamo parlando di energia da decenni. Non c’e’ disaccordo sul se la nostra dipendenza dal petrolio estero stia minacciando la nostra sicurezza: sappiamo che lo sta facendo. Non c’e’ piu’ un dibattito sul se la CO2 e gli altri gas serra stiano ponendo in pericolo il nostro pianeta: sta succedendo. E non c’e’ piu’ una domanda sul se i posti di lavoro e i settori industriali del 21 secolo saranno incentrati sulle energie pulite e rinnovabili. La sola domanda e’, quale Stato sara’ in grado di creare questi posti di lavoro e queste industrie?” La risposta, per il presidente Obama, e’ gli Stati Uniti.
Oggi gli Stati Uniti sono un po’ piu’ vicini all’Europa e a Copenhagen.
Veronica Caciagli
Climate Change Officer
Consolato Britannico di Milano
e più lontani dall'Italia
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