giovedì 7 aprile 2011

Budget 2011: la ricetta britannica per green economy e stabilità

“Il piano di budget contiene un segnale chiaro e di lungo termine per gli investitori nel settore dell’energia: una Green Investment Bank con più capitali e capacità di prestito e un prezzo della CO2 più forte e stabile mettono gli investiventi in tecnologie verdi al cuore della strategia della coalizione, per una crescita economica sostenibile e bilanciata.”

Queste le parole di Chris Huhne, a capo del Ministero per l’Energia e i Cambiamenti Climatici, sulle novità introdotte dal nuovo Budget, la “finanziaria” britannica. Alcune nuove tasse, accesso al credito. Riguardo alla green economy, il governo britannico si muove in due direzioni: assicurare che chi vuole investire in tecnologie pulite abbia i capitali e dare un segnale duraturo alle scelte di investimento. La Green Investment Bank è una parte cruciale di questa strategia: nel nuovo budget figura una capitalizzazione iniziale di 3 miliardi di sterline, a cominciare dal 2012. Il contrario, a quanto pare, di quanto sta avvenendo in Italia, dove il recente decreto sulle rinnovabili ha messo in crisi l’industria del fotovoltaico.
Inoltre, il governo ha introdotto un prezzo minimo della CO2 derivante dalla produzione di energia, in vigore dall’aprile 2013, in concomitanza con il III periodo di applicazione dell’Emission Trading Scheme: inizialmente il costo minimo sarà di 16 sterline per tonnellata di anidride carbonica, fino ad arrivare a ben 30 sterline nel 2020. Le aziende energetiche britanniche quindi, se emetteranno più del loro limite, non solo dovranno acquistare crediti di CO2, i cui ricavati vanno alle imprese virtuose; ma se il prezzo dei crediti risulta inferiore al limite stabilito, dovranno pagare la tassa al governo. Già al secondo anno di applicazione, con la nuova tassa il Ministero incasserà 1 miliardo di sterline, che saranno riutilizzati per diffondere tecnologie low-carbon.

Nelle nuove disposizioni ci sono tuttavia alcuni punti ancora irrisolti: primo fra tutti l’incognita su quali delle nuove tecnologie avranno accesso ai fondi messi a disposizione. Alcuni temono che il ricavato della nuova tassa ssrà interamente devoluto a impianti per la cattura e stoccaggio della CO2 (CCS), non trasformando quindi il sistema di produzione dell’energia. Secondo il WWF, le misure contenute nel nuovo budget sono ancora troppo poco per un governo che aveva annunciato di voler diventare “the Greenest Government ever”, il governo più verde della storia: non solo la Green Investment Bank inizierà a dare credito solo nel 2015, ma nel nuovo Budget non ci sono misure sufficienti per realizzare il piano “zero carbon houses” nel 2016.

Viste con gli occhi italiani (ormai abituati al buio), le iniziative britanniche sembrano comunque di lungo periodo e di entità importante. Nel nostro paese siamo infatti regrediti a una dimensione ben più primordiale: si tratta ancora di capire come, se e quando evolverà la green economy italiana.

Veronica Caciagli

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