Meglio parlare della conservazione della biodiversità o di quanto valgono le api in economia? Al Forum dell’Informazione sull’Ambiente organizzato il13 febbraio dal Centro Studi CTS si è discusso di come comunicare l’ambiente e delle difficoltà del giornalismo ambientale, a volte stretto nelle logiche del giornalismo tradizionale. Come l’abitudine, tutta italiana in verità, di applicare la par condicio anche a informazioni di carattere scientifico.Sui cambiamenti climatici ad esempio si continua a dire di tutto e il contrario di tutto, anche se la comunità scientifica ha da anni ormai raggiunto un consenso sull’origine umana del surriscaldamento del Pianeta.
“Anche sul fumo c’è ancora chi sostiene che le sigarette facciano bene,- osserva Mario Tozzi- ma i giornali non si sognerebbero mai di prenderli sul serio.” Sul clima invece l’autorità scientifica è costantemente messa in dubbio e soggetta a dibattiti. Come il caso del cosiddetto Climategate, quando a pochi giorni dalle negoziazioni sul clima di Copenhagennel 2009, vennero rubate circa 1.000 email degli scienziati dell’Università West Anglia, sostenendo che contenessero le prove dell’inaffidabilità dell’International Panel on Climate Change. Lo scandalo era poi rientrato e si era sciolto in un nulla di fatto, tanto da portare la BBC a porgere le sue scuse agli accusati. Ma è rimasta in molti la sensazione, erronea, che sull’origine antropica delle variazioni climatiche ci siano ancora dei dubbi.