lunedì 13 dicembre 2010

Cancun, un capolavoro della diplomazia


Alla mezzanotte di venerdì 10 dicembre, ultimo giorno della Sedicesima Conferenza sul clima di Cancun i delegati stavano applaudendo la Presidente messicana della Conferenza delle Parti, Patricia Espinosa, per come era riuscita a condurre i negoziati e sbloccare la situazione del dopo-Copenhagen. Le decisioni erano approdate ad un testo, gli Accordi di Cancun, in cui i Paesi industrializzati si impegnavano (in maniera non vincolante) a ridurre le proprie emissioni del 25-40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990.
Ma non era ancora finita. Dopo poco più di un’ora, la situazione si ribalta: il capo missione dei negoziatori boliviani, Pablo Solon, si oppone all’Accordo – come già a Copenhagen, l’anno precedente. Non lo considera sufficiente, e perciò inadatto a contrastare i cambiamenti climatici. Questa volta, però, è il solo oppositore, mentre tutti gli altri 193 Paesi esprimono il proprio consenso ad adottare il testo di Cancun come decisione della Conferenza. Che fare? La regola dei negoziati è stata, fino ad ora, quella del “consenso”, ovvero dell’unanimità di tutti i 194 Paesi partecipanti. Tra i delegati serpeggia il panico.
Ma la proposta di Christiana Figueres è decisiva: la regola del consenso non può permettere a un solo Stato di bloccare l’accordo tra più di 190 Paesi. La palla, a questo punto, torna ancora alla Presidente Espinosa, l’artefice dell’accordo, che aderisce alla proposta della Figueres: gli Accordi di Cancun, già considerati un capolavoro di pesi e contrappesi della diplomazia internazionale, sono dunque salvi.
Il primo e più grande successo di Cancun è quello di aver restituito fiducia nel processo negoziale multilaterale, dopo l’impasse di Copenhagen del 2009. Un nuovo impulso che potrebbe portare a un accordo – vincolante – di riduzione delle emissioni serra nel prossimo round di negoziazione, a Durban in Sud Africa nel 2011.
Ma vediamo gli elementi principali dei Cancun Agreements:
-  Viene ribadito l’impegno a stabilizzare l’aumento della temperatura globale sotto la soglia dei 2° centigradi;
-  Impegno dei Paesi industrializzati di ridurre le proprie emissioni complessivamente del 25-40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990;
-  Impegno delle Parti del Protocollo di Kyoto a continuare le negoziazioni con l’obiettivo di evitare gap tra la prima e la seconda fase del Protocollo;
-  Conferma del fondo per il clima stabilito a Copenhagen, per un totale di 30 miliardi di dollari per il fast start fino al 2012 e con l’intenzione, nel lungo periodo, di portarli a 100 miliardi (entro il 2020);
-  Avvio della formazione di un Green Climate Fund, gestito da una commissione presieduta da membri provenienti in egual misura da Paesi industrializzati ed emergenti;
Avvio di un Cancun Adaptation Framework per permettere una migliore pianificazione e implementazione dei progetti nei Paesi in via di sviluppo attraverso un aumentato supporto tecnico e finanziario;
-  Nuove regole per la rendicontazione delle emissioni di gas serra e delle azioni di mitigazione delle Parti;
-  Cambiamenti nelle regole dei progetti Clean Development Mechanism (CDM) delProtocollo di Kyoto, con l’obiettivo di semplificare le procedure per piccoli progetti di energia rinnovabile, introdurre meccanismi di standardizzazione della baseline e dei coefficienti di emissione, estendere l’utilizzo dei CDM a più Stati; introduzione della possibilità di finanziamento di progetti di Carbon Capture and Storage (CCS)
-  Nuove misure per la lotta alla deforestazione e al degrado delle foreste nei Paesi emergenti (REDD)
-  Creazione di un nuovo meccanismo tecnologico con un Technology Executive Committee e Climate Technology Centre & Network per aumentare la cooperazione tecnologica  e supportare azioni di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici.
“Cancun ha fatto il suo lavoro” ha concluso il Segretario Esecutivo dell’UNFCCC Christiana Figueres. “Non è l’obiettivo finale, ma è un nuovo inizio. Abbiamo bisogno di più, ma sono state gettate le fondamenta essenziali su cui costruire delle ambizioni collettive più grandi”
 Veronica Caciagli

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