martedì 23 novembre 2010

World Energy Outlook - dalla IEA un bicchiere... un terzo pieno - PARTE I

Dal nuovo World Energy Outlook 2010 pubblicato dalla International Energy Agency a novembre emerge un mondo dell’energia incerto, sconvolto dalla crisi economica mondiale. Ma anche un panorama in cui l’azione dei governi è essenziale per rispondere alla doppia sfida dei cambiamenti climatici e della sicurezza energetica. La IEA valuta positivamente alcuni passi avanti  in termini di decisioni politiche, come le negoziazioni sul clima e l’inizio di una riforma dei sussidi inefficienti alle fonti fossili. Avverte però che “l’esito della conferenza ONU sul cambiamento climatico, tenutasi a Copenhagen nel dicembre 2009, ha costituito un passo avanti, ma siamo ancora molto lontani da ciò che è necessario per indirizzare il mondo verso un sistema energetico sostenibile.” ...

L’Accordo di Copenhagen stabilisce l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura mondiale entro i 2° rispetto al periodo pre-industriale (adesso siamo a +0,8°). Perciò, i Paesi industrializzati hanno assunto degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2020 e le economie emergenti hanno preso degli impegni in termini di azione di mitigazione dei gas serra (NAMA – Nationally Appropriate Mitigation Action). Questi impegni, però, anche se venissero realizzati pienamente, porterebbero a una riduzione delle emissioni che non consentirebbe di arrestare l’aumento di temperatura a +2°.

La IEA crede che l’impegno del G20 di Pittsburgh di “razionalizzare ed eliminare gradualmente, nel medio termine, i sussidi inefficienti alle fonti fossili”  possa in parte controbilanciare il risultato di Copenhagen. I sussidi alle fonti fossili ammontavano nel 2009 al 312 miliardi di dollari: una bella cifra a disposizione degli Stati e da reimpiegare per conseguire gli obiettivi di sicurezza energetica e climatica.

Nel World Energy Outlook, lo Scenario 2035 Nuove Politiche, in cui i vari impegni annunciati a Copenhagen e a Pittsburgh sono realizzati “moderatamente” per il loro carattere di non obbligatorietà, mostra come queste politiche avrebbero un impatto importante sulla domanda di energia e sulle emissioni di CO2, ma non sufficiente: un trend che porterebbe alla stabilizzazione della concentrazione di gas serra a un livello oltre le 650ppm, con un aumento di temperature superiore ai 3,5°C e delle probabili conseguenze catastrofiche per la popolazione mondiale.
A fronte di emissioni di gas serra pari a 29Gt annui al 2008, lo Scenario Nuove Politiche prevede un aumento delle emissioni di 5Gt al 2020, 16Gt al 2035. Queste quantità possono sembrare piccoli numeri, ma se ne capisce meglio la portata se paragonato allo Scenario 450, ovvero quello che ci permetterebbe di stabilizzare la concentrazione di CO2 nell’atmosfera a 450 ppm (parti per milione), la concentrazione che ci dà una buona probabilità di evitare incrementi di temperatura superiori a 2° centigradi.

In quest’ultimo scenario, l’aumento massimo di gas serra consentito è pari a +3Gt al 2020, per poi ridursi di 10Gt al 2035. In poche parole, sul fronte gas serra abbiamo promesso circa un terzo di quello che dovremmo fare.

Veronica Caciagli

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