giovedì 3 dicembre 2009

In Italia, l'unanimita' per il clima: approvata dalla Camera mozione sui cambiamenti climatici

A pochi giorni da Copenhagen, la Camera dei Deputati italiana ha approvato un'importante Mozione sui Cambiamenti Climatici e sulle connesse Politiche Pubbliche (mozione 1-00290). Da rilevare come la politica sia riuscita a trovare un punto di unione su questa materia, arrivando all'approvazione all'unanimita'.

La discussione in aula e' stata particolarmente interessante. Al dibattito hanno contribuito vari esponenti dei partiti di destra e di sinistra. Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare Roberto Menia ha espresso il parere favorevole del Governo dichiarando:

"L'appuntamento di Copenaghen è sentito come uno dei grandi appuntamenti dell'anno che si chiude, ma in particolare non vi è dubbio che oggi l'interesse planetario sia da una parte rivolto alla grande questione della crisi mondiale e dall'altra parte alla grande questione dei cambiamenti climatici. L'Accordo, che si dovrebbe concludere a Copenaghen, dovrebbe essere finalizzato a conseguire, entro il 2050, una riduzione di emissioni a livello globale pari ad almeno il 50 per cento, in modo da limitare l'aumento della temperatura media del pianeta entro due gradi rispetto ai valori rivenienti dalla rivoluzione industriale. Per raggiungere questo obiettivo, i Paesi sviluppati dovrebbero contribuire con una riduzione delle proprie emissioni stimata intorno all'85-90 per cento rispetto ai livelli del 1990, che sono stati presi come base anche nell'Accordo di Kyoto che, come è noto, prevede come termine finale il 2012. In questa prospettiva, quindi, dovevano essere fissati una serie di obiettivi intermedi, che sono quelli finalizzati al 2020. Come sapete, già oggi, l'Unione europea ha concluso un Accordo, quello relativo al cosiddetto «20-20-20».

Tuttavia, oggi, vi è una posizione europea della quale l'Italia è parte, che «spinge» e che è estremamente avanzata. Tale posizione, a proposito delle emissioni inquinanti, da una parte, richiama anche gli altri Paesi sviluppati, pur con responsabilità differenti che nascono dalle vicende storiche, dall'altra parte, si rivolge anche ai Paesi in via di sviluppo. È necessario, dunque, raggiungere un accordo giuridicamente vincolante, che parta dal 1o gennaio 2013 e che si basi - come è ovvio - su quanto abbiamo già concordato e raggiunto con l'Accordo di Kyoto, ma che guardi oltre. Come dicevo, l'Unione europea, in particolare, conferma l'impegno a passare, entro il 2020, ad una riduzione del 30 per cento rispetto ai livelli del 1990, ma si tratta di un'offerta condizionale rispetto al resto del mondo, perché vale fintanto che gli altri Paesi si impegnino, a loro volta, ad analoghe riduzioni di emissioni. È chiaro, infatti, che una scelta della sola Unione europea non sarebbe sufficiente e sarebbe, paradossalmente, anticiclica rispetto all'economia, se non vi fosse un parallelo disegno da parte degli altri Paesi. A questo proposito, è giusto dare un quadro di ciò che accade nel mondo. [...]

L'Italia ribadisce - ed è giusto che questo Parlamento dia un indirizzo al proprio Governo nel momento in cui si siederà al tavolo di Copenaghen - il suo impegno, all'interno dell'Unione europea, ad essere, comunque, la locomotiva che traina il treno della sfida. La sfida dei cambiamenti climatici - ripeto - è una delle grandi sfide dell'epoca: ne va del futuro del pianeta, ne va della nostra salute oggi, ma, soprattutto, di quella del pianeta e dei nostri figli. Ritengo - e concludo - che l'indicazione che dà oggi il Parlamento con un documento comune sia estremamente importante, pertanto ribadisco il parere favorevole da parte del Governo."

L'on. Antonio Mereu parla di Climate ed Energy Security sottolineando come "oggi nel mondo, ma soprattutto in un prossimo futuro, la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, nonché la lotta al degrado ambientale, si legano alla stabilità internazionale e alla pace. La maggioranza dei conflitti armati e delle crisi umanitarie sono ulteriormente aggravati dalla modifica geografica, dalla caduta delle piogge, dall'eccessivo sfruttamento del suolo produttivo con rischio di esaurimento delle risorse, da processi di desertificazione e dallo sfruttamento anomalo delle risorse idriche che determinano sbilanciamenti nella distribuzione della ricchezza. Questo determinerà grandi preoccupazioni sociali, oltre che ambientali, che causeranno forti migrazioni di persone che potranno determinare cambiamenti nei Paesi di accoglienza non facilmente controllabili. È quindi importante che i mutamenti climatici siano efficacemente contrastati solo in un contesto globale."

Dall'on. Salvatore Margiotta alcune riflessioni sul nostro ruolo nella sfida ai cambiamenti climatici, i rapporti tra economia e clima e il tema climatico nel dibattito politico: "[...] Noi siamo convinti che a ogni generazione politica tocchi una sfida cruciale: quella di questa generazione è esattamente la lotta ai cambiamenti climatici. [...]

C'è un pensiero pericoloso che va sconfitto: quello secondo cui l'emergenza economica e l'emergenza climatica siano in contraddizione l'una rispetto all'altra, cioè che per dare risposta alla prima non si possa contemporaneamente farlo con la seconda. Ciò è assolutamente sbagliato [...].

Copenaghen è un appuntamento cruciale. Lo stesso Ministro Prestigiacomo di recente, nel corso di un'audizione presso la Commissione ambiente, ha sottolineato le aperture di Cina, Brasile e India; il G8 de L'Aquila ha stabilito l'obiettivo della riduzione dell'80 per cento delle emissioni entro il 2050 e l'Assemblea generale dell'ONU fa ben sperare, ma ci sono contraddizioni serie in fase negoziale, tra cui quella massimamente all'attenzione della pubblica opinione è stata prodotta proprio dall'incontro del G2 tra Cina e Stati Uniti.

Su questi temi l'Europa ha una leadership, confermata soprattutto lo scorso anno quando è stato ratificato l'impegno del cosiddetto «20-20-20», che, per quanto riguarda poi la riduzione delle emissioni, può salire anche al 30 per cento nel caso di comportamento analogo di altri Paesi. Il cosiddetto green new deal è una priorità in Europa e nel mondo per leader progressisti come Obama, Gordon Brown e Zapatero e conservatori come Sarkozy, Merkel e Barroso. Anche da questo punto di vista, dunque, non è strano che oggi si voti all'unanimità. L'Italia, però, deve fare la sua parte perché fin qui troppe cose non hanno funzionato. Infatti, rispetto all'obiettivo stabilito a Kyoto di ridurre del 6,5 per cento rispetto al 1990 - ed entro il 2012 - le emissioni siamo, nel 2008, a più 4,7 per cento. Se vi è stato un calo tra il 2008 e il 2007 ciò è avvenuto praticamente solo a causa della crisi economica. Dunque, bisogna andare avanti e fare di più. Bisogna fare molto di più. [...] L'Italia deve porsi all'avanguardia dell'Europa e non può essere alla retroguardia di questo vecchio continente, che secondo il preambolo della Costituzione, è «spazio privilegiato della speranza umana». L'Italia è all'altezza di questa definizione, ne ha le potenzialità e deve esplicarle fino in fondo. Il voto unanime di oggi della Camera va esattamente in questa direzione."

L'argomento politico e' ripreso dall'on. Fabio Rampelli, che rileva come l'unanimita' rispetto alla mozione sul clima sia "un elemento di grande maturità perché tante volte, non soltanto in campagna elettorale, ogni giorno è buono per confermarlo, diciamo tra noi che la tutela dell'ambiente e quindi anche la tutela del clima non è né di destra né di sinistra, però troppo spesso queste petizioni di principio rischiano di diventare dei gargarismi dialettici e non si trasformano in atti compiuti. [...] Ogni partito «ammaina» la propria mozione, la ricomprende in questo testo, un documento di sintesi. Il primo dato di fatto che va inequivocabilmente sottolineato - ed è tutt'altro che pleonastico - è che esiste e non può più essere messa in discussione una correlazione tra i mutamenti climatici e l'azione umana. È rispettabile, quanto accademica, la posizione ampiamente minoritaria di diversi intellettuali che agiscono a diverse latitudini geografiche del pianeta e che negano che vi possa essere questa correlazione."

L'on. Ermete Realacci ritorna al tema economico. “In realtà, stiamo parlando di una questione chiave anche dal punto di vista del profilo della nostra economia", evidenzia Realacci: "[...] e’ chiaro che parlare oggi di fonti rinnovabili e di risparmio energetico chiama in ballo le prospettive di sviluppo di settori di grandissima importanza: penso non solo alle fonti rinnovabili [...]; ma penso anche a tanti settori in cui - come ricordavano molti colleghi - l'imprenditoria italiana, che scommette sull'innovazione e sulla qualità, può svolgere un ruolo importante anche dal punto di vista competitivo. Badate, quando parliamo di green economy, di economia verde, non parliamo solo di questioni direttamente collegate all'ambiente, ma parliamo di questioni trasversali.

Vorrei fare esempi apparentemente distanti. Oggi siamo leader nel campo delle rubinetterie: l'Italia è l'unico Paese al mondo in grado di fare rubinetti senza piombo. La California recentemente ha abbassato il piombo dei rubinetti per tutelare la salute dei cittadini e i funzionari della California sono venuti in Italia per capire se l'Italia poteva garantire questi rubinetti e se poteva difendersi anche dalla concorrenza sleale che arriva dall'est europeo e che, al contrario, non garantisce quegli standard ambientali. Ciò vale per il piombo dei rubinetti, vale per gli elettrodomestici, vale per tanti settori.

Di recente, il primo Ministro cinese è venuto in Italia ed è andato in una conceria di Santa Croce sull'Arno, da cui noi esportiamo pelli conciate in Cina: anche in quel caso gli standard ambientali, la sfida della qualità e dell'innovazione - che rappresentano un pezzo della green economy, che sono una parte delle cose che l'Italia può mettere in campo per affrontare la crisi e per rendere più competitiva la nostra economia - sono una componente che ci fa fare, all'ombra dei campanili, cose che piacciono al mondo, come diceva Carlo Maria Cipolla.

Ciò vale anche per l'agricoltura: si incardina oggi una proposta di legge sul «chilometro zero», che è stato firmato trasversalmente. Il «chilometro zero» non è solo uno slogan in sintonia con quello che la crisi ci propone, ossia un'attenzione alla qualità, alla difesa dei territori e alla qualità delle nostre produzioni, ma allude ad un'agricoltura - quella italiana - che compete, se difende la propria identità, il proprio orgoglio territoriale ed una qualità che evolve. Allora, ad esempio, quando si parla di tutela del made in Italy, di tutela alla frontiera dei nostri prodotti, di impedire che prodotti contraffatti con marchio italiano vengano venduti nel mondo e di impedire che prodotti con standard sanitari inferiori a quelli italiani entrino in Italia si parla di una parte importante della competizione del nostro Paese.

Il Presidente del Consiglio Berlusconi si è recato nei giorni scorsi in Arabia Saudita e ha dichiarato che vi vuole portare le imprese italiane. Ha ragione, ma ce ne sono già tantissime di imprese italiane che operano in Arabia Saudita. Vorrei citare un caso: c'è una piccola impresa di Cattolica che utilizza dei brevetti che abbassano molto il consumo energetico dell'illuminazione stradale. Questa piccola impresa di Cattolica nei mesi scorsi ha vinto appalti per oltre centomila punti luce in Arabia saudita, inclusa La Mecca e Medina. Oggi Cattolica illumina La Mecca; è un problema di toponomastica, ma è anche una dimostrazione di come le nostre imprese, quando si muovono nella giusta direzione, non hanno paura di nessuno. È per questo che a Copenaghen, un appuntamento che arriva in un momento politicamente positivo, perché è cambiata l'amministrazione americana, è cambiata l'amministrazione giapponese e la Cina sta realizzando formidabili investimenti in materia, ma che è tutt'altro che semplice - è probabile che ci sia un impegno politico, ma non una serie di misure cogenti e stringenti con meccanismi di controllo -, si avvia un percorso che per noi è fondamentale, non solo per difendere il futuro, ma per avere un'Italia all'altezza delle sfide del futuro."

Le conclusioni sono dell'on. Agostino Ghiglia: "Abbiamo chiesto al Governo di porre, anche con questa mozione, l'Italia in una posizione di avanguardia rispetto a tutti gli sforzi europei per combattere i mutamenti climatici, ma anche di cavalcare la tigre dello sviluppo economico pulito che può, questo sì, creare nuova occupazione. Abbiamo chiesto al Governo di promuovere interventi per rendere anche gli incentivi alla rottamazione e all'auto, collegati ad una produzione nazionale, ma anche finalizzati alla produzione di auto a basso impatto ambientale. Abbiamo chiesto di sostenere la mobilità basata sulle energie alternative: il metano, il GPL, ma anche l'elettrico. Abbiamo chiesto di sostenere le piccole e medie imprese, che sono largamente prevalenti nel sistema produttivo nazionale, attraverso la piccola cogenerazione distribuita. Abbiamo cercato, quindi, con questa mozione, che è sul clima, di coniugare la tutela dell'ambiente allo sviluppo. Credo, quindi, che questo voto unitario possa dare un mandato forte e chiaro al Governo italiano per muoversi lungo queste linee direttrici."




Veronica Caciagli
Climate Change Officer
British Consulate General Milan

Mozione 1-00290 Sui Cambiamenti Climatici e sulle connesse Politiche Pubbliche

La Camera,

premesso che:

dal 7 al 18 dicembre 2009 a Copenaghen si terrà la Conferenza delle Parti (COP-15), che costituisce un evento internazionale che si porrà gli obiettivi di raggiungere un nuovo accordo globale sul clima e di procedere nel percorso della lotta ai cambiamenti climatici, avviato con il Protocollo di Kyoto; Sono stati pubblicati numerosi studi scientifici che dimostrano che c'è una correlazione tra i mutamenti climatici e l'azione umana, come il World Energy Outlook e l'Energy Technology Perspectives dell'Agenzia internazionale per l'energia (IEA), lo State of the World del Worldwatch Institute, il rapporto sull'ambiente 2008 dell'Enea e il rapporto di valutazione dei cambiamenti climatici dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), organismo scientifico dell'ONU;secondo i diversi rapporti dell'IPCC, l'aumento delle emissioni dei gas serra, tra cui in particolare l'anidride carbonica, e l'alterazione del territorio causate in gran parte dalle attività umane, stanno modificando fortemente il bilancio energetico del sistema climatico;l'effetto serra, già visibile, comporta l'aumento della temperatura media del pianeta, l'incremento della frequenza di eventi estremi, l'accelerazione dell'innalzamento del livello del mare, nonché fenomeni di desertificazione e riduzione o modificazione della biodiversità, con effetti anche sul settore agricolo;ad oggi molti paesi europei, e l'Italia in particolare, rimangono altamente dipendenti dalle fonti fossili tradizionali di approvvigionamento;il vertice del G8 de L'Aquila, tenuto a luglio 2009, ha posto l'attenzione in maniera significativa sulla ricerca di soluzioni e approcci condivisi in merito ai temi della governance mondiale e delle grandi questioni globali. Infatti, il passaggio verso un'economia più sostenibile richiede un impegno finanziario globale e la condivisione delle conoscenze tecnologiche soprattutto per i paesi emergenti, più vulnerabili;l'attuale crisi economica non deve distogliere l'attenzione dalla lotta ai mutamenti climatici, ma essere un'occasione per intraprendere la strada di uno sviluppo a lungo termine sostenibile;in ambito parlamentare, il documento finale approvato l'11 dicembre 2008 dalla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati (doc. XVIII, n. 7) in occasione dell'esame delle proposte di direttive europee sul pacchetto clima impegna il Governo - tra l'altro - «a valorizzare i meccanismi di flessibilità previsti dal pacchetto, (...) tenendo conto delle peculiarità di ciascun paese, prima fra tutte il mix delle fonti utilizzato da ciascun Stato membro per la propria generazione di energia elettrica nonché il contributo consolidato di fonti di energia rinnovabile»;con le mozioni 1-00065 del 27 novembre 2008 e 1-00122 del 24 febbraio 2009 la Camera dei deputati ha impegnato il Governo a realizzare iniziative per favorire uno sviluppo ambientale sostenibile, intervenendo nei settori della mobilità, dell'edilizia, dell'efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e delle politiche per colmare i ritardi rispetto all'attuazione del Protocollo di Kyoto e per facilitare il raggiungimento di un nuovo accordo globale per una significativa riduzione dei gas ad effetto serra in vista della conferenza Onu di Copenaghen;attualmente, la crisi finanziaria internazionale sta producendo conseguenze sull'economia reale, con una caduta della domanda globale e conseguenti diminuzioni della produzione industriale, e rischia di bloccare o rinviare alcuni investimenti già programmati a livello comunitario e nazionale per la realizzazione di nuove infrastrutture, ovvero per la ricerca di nuove fonti energetiche o per l'installazione di impianti di energia rinnovabile. Occorre, dunque, uno sforzo da parte del Governo per rilanciare lo sviluppo e contestualmente garantire la tutela dell'ambiente, puntando sulla modernizzazione ecologica dell'economia e sul rispetto degli impegni presi a livello comunitario;gli obiettivi strategici da prendere in considerazione dovranno essere individuati nel rilancio degli investimenti in innovazione tecnologica e in tecnologie pulite, la riduzione dei consumi energetici e l'incremento dell'efficienza, incentivando, soprattutto, lo sviluppo delle tecnologie «verdi» nel settore delle costruzioni e in quello ambientalistico, che sono tra i più colpiti dalla crisi economica mondiale;il ruolo svolto in questi anni dall'Europa è stato determinante per porre la questione climatica al centro del dibattito internazionale, assumendo la leadership in questo campo e dando concreta attuazione al preambolo della Costituzione, laddove si parla dell'Europa come «spazio privilegiato della speranza umana»;con l'approvazione nel 2008 del cosiddetto «pacchetto clima» del «20-20-20», l'Unione europea si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 20 per cento entro il 2020, a soddisfare il 20 per cento del fabbisogno energetico utilizzando energie rinnovabili e migliorare del 20 per cento l'efficienza energetica. Si tratta di una «rivoluzione energetica» indispensabile all'azione di contrasto al surriscaldamento del pianeta;la Commissione europea, nel gennaio 2007, ha promosso il nuovo Piano d'azione 2007-2009 (COM(2007)1 def.) in materia di politica energetica comunitaria, attraverso il quale si indicano le linee guida di una nuova politica energetica orientata a ridurre le emissioni in atmosfera e ricercare nuove forme di produzione energetica, quali in particolare l'efficientamento energetico, l'impiego dell'idrogeno, le fonti energetiche rinnovabili e le fonti nucleari;il 28 gennaio 2009 la Commissione europea ha pubblicato la comunicazione «Verso un accordo organico sui cambiamenti climatici a Copenaghen» (COM(2009)39 def.), che costituisce la prima concreta proposta di accordo da parte di un grande blocco nell'ambito del negoziato internazionale post-Kyoto;in data 1o aprile 2009, la Commissione europea ha adottato il Libro bianco «L'adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d'azione europeo» (COM(2009) 147 def.), che illustra gli interventi necessari ad aumentare la resistenza dell'Unione europea nell'adattarsi ai mutamenti del clima;la dichiarazione finale del vertice del G20 di Pittsburgh del 24 e 25 settembre 2009 impegna le 20 maggiori economie mondiali a rimuovere i «sussidi inefficienti di medio termine» per i combustibili fossili e a promuovere il risparmio energetico, l'efficienza energetica, le fonti di energia alternative e rinnovabili, la crescita sostenibile, la diffusione di tecnologie pulite e capacity building;le ultime deliberazioni del Consiglio europeo di Bruxelles di fine ottobre 2009 hanno sancito l'impegno dei 27 paesi dell'Unione europea a finanziare un fondo da negoziare alla conferenza sul clima di Copenaghen per un pacchetto di aiuti internazionali ai paesi più poveri di 100 miliardi di euro l'anno tra il 2013 e il 2020 per ridurre le emissioni nocive;il 21 ottobre 2009 in Lussemburgo è stato approvato dai ministri dell'ambiente dell'Unione europea il documento sul clima, che contiene il target di riduzione dell'anidride carbonica dell'Unione europea dell'80-95 per cento al 2050 rispetto ai livelli del 1990 ed è la base negoziale per la prossima conferenza Onu di Copenaghen;secondo le conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2008 occorre trovare un punto di equilibrio, conciliando l'esigenza di promuovere i sistemi produttivi in termini compatibili con la tutela dell'ambiente e con la strategia di non imporre agli stessi sistemi produttivi oneri eccessivamente gravosi. Occorre puntare, soprattutto, su misure che siano in grado di assicurare nuove occasioni di investimento e di miglioramento della produttività, favorendo contestualmente il miglioramento dell'efficienza nei consumi energetici e il ricorso a fonti alternative e rinnovabili. Lo stesso piano europeo di ripresa dell'economia si muove in questa direzione e stanzia risorse finanziarie, anche mediante prestiti della Banca europea per gli investimenti (Bei), in particolare nel settore delle tecnologie pulite;il Green Jobs Report, pubblicato dall'agenzia dell'United Nations Enviroment Development (UNEP) nel 2008, evidenzia che le nuove tecnologie energetiche, come, ad esempio, le fonti rinnovabili, sono in grado di offrire elevati sviluppi occupazionali;in ambito internazionale, i paesi emergenti svolgono un ruolo determinante relativamente ai cambiamenti climatici e al consumo di combustibili fossili. Secondo i dati pubblicati dal Consiglio mondiale dell'energia (WEC) ed in base al Statistical Review of World Energy del giugno 2008, la sola Cina si avvia ad avere un consumo di combustibili fossili pari a quello di Stati Uniti, Europa e Giappone messi assieme;nell'approssimarsi del vertice di Copenaghen nel dicembre 2009 e della scadenza del Protocollo di Kyoto nel 2012, gli Stati Uniti d'America nei giorni 27 e 28 aprile 2009 hanno convocato le 16 maggiori potenze internazionali, per facilitare un futuro accordo sulla lotta all'effetto serra;tale iniziativa ha confermato il carattere prioritario dei temi ambientali, nel corso della crisi economica, soprattutto a favore delle fonti rinnovabili di energia e di riduzione delle emissioni, coerentemente con la strategia europea;la conferenza sul clima di Copenaghen sarà un appuntamento cruciale per la definizione di nuovi obiettivi per la riduzione dei gas a effetto serra. Nel lungo termine l'unico obiettivo che può garantire una certa sicurezza al pianeta è quello di un taglio dell'80 per cento entro il 2050 dei gas serra. Ma è nel breve periodo che si gioca la battaglia più importante: nel 2020 le emissioni che alterano il clima dovranno essere state già considerevolmente diminuite,
impegna il Governo:
in occasione del vertice di Copenaghen a farsi promotore di iniziative, anche di carattere normativo,a) per definire un quadro di interventi di sensibilizzazione della popolazione sulla natura strategica delle politiche ambientali e sull'essenziale importanza dei comportamenti virtuosi individuali;b) per definire un quadro di interventi in materia di educazione ambientale che miri alle scuole, anche attraverso il coinvolgimento delle imprese e delle associazioni ambientaliste;c) per adottare misure per il sostegno degli investimenti diretti al risparmio energetico, alla ricerca e allo sviluppo delle tecnologie pulite nel settore delle costruzioni e, in particolare, alla riduzione dei consumi energetici degli edifici privati, nonché degli edifici pubblici e della pubblica illuminazione;d) per incentivare la certificazione energetica degli edifici ed aumentare l'efficienza energetica degli edifici pubblici attraverso interventi di carattere strutturale;e) per realizzare la semplificazione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni per gli impianti che producono o che utilizzano fonti rinnovabili, nonché per i privati che ricorrono ad interventi strutturali per l'utilizzo di fonti rinnovabili;f) per favorire la diffusione di veicoli elettrici e ibridi nel trasporto pubblico e privato, soprattutto nei grandi centri urbani, e promuovere sistemi di mobilità alternativi, come tramvie e piste ciclabili;g) per realizzare politiche volte alla tutela del suolo dai fenomeni di erosione, perdita di materiale organico, smottamenti e contaminazioni, in modo da prevenire eventi catastrofici;h) per porre l'Italia all'avanguardia dello sforzo europeo, assumendo le politiche per combattere i mutamenti climatici come motore di un nuovo ciclo economico, energetico e ambientale, capace di coinvolgere tutti i soggetti interessati;i) per sostenere l'ammodernamento del parco immobiliare residenziale pubblico e privato, secondo criteri di sostenibilità ambientale e di efficienza energetica, nonché di qualità della costruzione, attraverso l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili nell'impiantistica, la domotica e l'interattività domestica, la sicurezza e il risparmio nelle fonti energetiche e nei costi di gestione, proponendo strumenti normativi per rendere obbligatorie le tecniche dell'efficienza energetica ai fini dell'attribuzione di aiuti o agevolazioni statali o regionali e per agevolare, attraverso misure fiscali, interventi di manutenzione straordinaria degli immobili esistenti, finalizzati ad aumentare il rendimento energetico degli edifici e l'utilizzo di fonti rinnovabili;l) per rendere permanenti gli incentivi per la rottamazione delle auto finalizzati all'acquisto di veicoli a basso impatto ambientale;m) per promuovere lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili per la produzione di energia elettrica, di calore e di carburanti, consolidando meccanismi di incentivazione coerenti con le più avanzate esperienze europee;n) per mettere in atto una strategia coordinata di investimenti pubblici e privati, sostenuta da politiche industriali, agricole e fiscali che orientino le produzioni ed i consumi verso lo sviluppo ecologicamente sostenibile, al fine di rilanciare l'economia, creare nuove imprese e nuovi posti di lavoro;o) per sostenere, in un rapporto stretto con le piccole e medie imprese, largamente prevalenti nel sistema produttivo nazionale e, in particolare, nei distretti produttivi, la piccola cogenerazione distribuita, che consente maggiore efficienza e più alti rendimenti energetici, oltre a favorire la competitività delle imprese;p) per consentire, nell'ambito del quadro comunitario di sostegno 2007-2013, che disciplina l'utilizzo dei fondi strutturali negli Stati membri, una riallocazione delle risorse verso politiche di incentivo agli interventi di risparmio energetico e/o alle iniziative che utilizzino fonti rinnovabili;q) per permettere la destinazione di risorse per il rifacimento, l'ammodernamento e nuovi investimenti delle reti infrastrutturali energetiche, che in alcuni casi costituiscono un palese limite allo sviluppo degli impianti energetici alimentati a fonti rinnovabili;r) per favorire lo sviluppo dei trasporti pubblici eco-sostenibili, anche inserendoli in un contesto di piani di viabilità volti a disincentivare il traffico privato a vantaggio di quello pubblico, la ciclabilità, il risparmio energetico nell'illuminazione pubblica e l'estensione delle aree verdi, la riforestazione, il recupero e il riutilizzo delle acque reflue e meteoriche;s) per consentire lo sviluppo di una proficua collaborazione tecnica, scientifica
ed economica verso i paesi in via di sviluppo volta a diffondere la consapevolezza dell'importanza della riduzione di emissioni di anidride carbonica, nonché ad investire in tecnologie in grado di permettere il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di gas serra in quelle realtà.

(1-00290)

«Casini, Ghiglia, Realacci, Piffari, Zamparutti, Alessandri, Rampelli, Iannaccone, Libè, Mariani, Margiotta, Vietti, Dionisi, Mondello, Volontè, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Naro, Occhiuto, Rao, Tortoli, Baldelli, Guido Dussin, Lupi, Lanzarin, Aracri, Togni, Bonciani, Cosenza, Di Cagno Abbrescia, Tommaso Foti, Germanà, Gibiino, Iannarilli, Lisi, Pili, Pizzolante, Scalera, Scalia, Stradella, Vella, Vessa, Lulli, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Martella, Marantelli, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Benamati, Colaninno, Fadda, Froner, Marchioni, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino, Franceschini, Gentiloni Silveri, Mosca, Antonino Russo, Rigoni, Verini, Rubinato, Narducci, De Biasi, Piccolo, Gnecchi, Ghizzoni, Paladini, Pes, Brandolini, De Pasquale, Marchi, Cenni, Sarubbi, Concia, Mattesini, Laratta, Mogherini Rebesani, Graziano, Castagnetti, Fedi, Marco Carra, Scilipoti, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Di Stanislao, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco».

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