lunedì 23 novembre 2009

Il ruolo dell'UE verso Copenhagen - The Role of EU towards Copenhagen

VERSO COPENAGHEN: IL RUOLO DELL'UE NELLA SFIDA GLOBALE SUL CLIMA - Discorso per il seminario per giornalisti
Milano, martedi' 17 Novembre

Negli ultimi giorni avrete avuto modo di leggere molte notizie in merito a quanto possiamo aspettarci da Copenhagen. Mancano meno di tre settimane all’inizio della Conferenza e già il dibattito e’ acceso sui suoi possibili risultati o insuccessi...
--------------------------------

TOWARDS COPENHAGEN: THE ROLE OF EU IN THE GLOBAL CLIMATE CHALLENGE - Speech for the Seminar for Journalists
Milan, Tuesday 17th November

We’re less than 3 weeks away from the start of the Conference and there is already much speculation about what will – and won’t – be achieved there and whether the talks will be a success or a failure...
----------------------------------------------------------------------------------

Sono molto felice di avere la possibilita’ di rivolgermi a voi in questa occasione e ringrazio la rappresentanza della Commissione Europea e del Parlamento Europeo a Milano e il WWF. Vorrei parlarvi dello stato delle negoziazioni sul clima e del ruolo dell’UE.

La Conferenza di Copenhagen e’ stata definita dall’economista Sir Nicholas Stern come il vertice piu’ importante dalla fine della seconda guerra mondiale. Negli ultimi giorni avrete avuto modo di leggere molte notizie in merito a quanto possiamo aspettarci da Copenhagen. Mancano meno di tre settimane all’inizio della Conferenza e già il dibattito e’ acceso sui suoi possibili risultati o insuccessi.

I commenti che hanno accompagnato questo scorso fine settimana il vertice APEC – a cui hanno partecipato anche i leader di Stati Uniti e Cina – danno per scontato che non usciremo da Copenhagen con un trattato vincolante. Adesso sembra quasi che questo fatto sia inevitabile. Anche il Ministro Britannico per il Cambiamento Climatico, Ed Miliband, aveva già avvertito in proposito lo scorso 5 novembre, riconoscendo che ci sarebbe stato un passo indietro rispetto a quanto si era precedentemente sperato per Copenhagen.

Dai media, dai titoli di questi giorni, la Conferenza di Copenhagen viene talvolta già presentata come un insuccesso. Ma se invece consideriamo gli articoli completi, invece di soffermarci solo sui titoli, ci rendiamo conto di come la sostanza che ne ricaviamo sia diversa.

Il vertice APEC, a cui ha partecipato il Primo Ministro danese Rasmussen, ha fatto un quadro della situazione e dei possibili risultati di Copenhagen, e ha definito un calendario per il completamento dei lavori entro il 2010. Come ha affermato a Singapore il Primo Ministro danese, “dobbiamo concentrarci su quanto è possibile e non lasciarci distrarre da quanto non è possibile”. E i tempi per raggiungere gli obiettivi, naturalmente, sono in gran parte determinati dalla necessità degli USA di definire meglio la propria posizione interna. A questo riguardo, si deve riconoscere l’incredibile cambiamento di prospettiva che essa ha subito negli ultimi due anni – in un momento in cui la legislazione è al vaglio del Congresso. Esiste poi un chiaro e crescente impegno, da parte sia dei Paesi industrializzati, sia di quelli emergenti, a trovare insieme il consenso sulla riduzione delle emissioni su una scala globale sinora mai vista. La portata di tale impegno si riflette nel numero dei Capi di Governo che hanno assicurato la loro presenza a Copenhagen. Si trattera’ dell’incontro al più alto livello mai organizzato sui cambiamenti climatici. 40 primi ministri hanno gia’ confermato la propria presenza, tra cui il primo ministro britannico Gordon Brown. Anche il presidente Obama ha dato la propria disponibilita’ a partecipare, se cio’ fara’ la differenza.

Tornando al tema del convegno di oggi, qual e’ il ruolo dell’Unione Europea? L’ Unione Europea è in prima linea per quanto riguarda l’impegno e gli interventi per l’ambiente. Secondo alcuni ha fatto sin troppo e si e’ presa troppi impegni. Ma se la Ue non avesse preso l’iniziativa, oggi non saremmo affatto vicini a un accordo, e al vertice di Copenhagen non avremmo la presenza di oltre 40 leader politici. Senza il ruolo della Ue, sarebbe stato difficile pensare al cambiamento di posizione degli Stati Uniti. Senza la guida della Ue non avremmo letto i commenti positivi che, nelle ultime settimane, sono giunti dai principali Paesi emergenti – tra cui Cina, Brasile e Sud Africa. Il Brasile, ad esempio, e’ pronto a impegnarsi a una riduzione delle emissioni di CO2 del 38-42% rispetto al 2020, attraverso una riduzione della deforestazione dell’80%. La Cina si e’ offerta di aumentare l’efficienza energetica per unita’ di prodotto interno lordo del 20% e di arrivare al 15% di energia prodotta da fonte rinnovabile.

Nessun Paese membro dell’Unione Europea avrebbe potuto assumere da solo questo ruolo guida. È opportuno ricordare i risultati che la leadership e la coesione europea possono raggiungere quando gli Stati membri usano a buon fine l’autorevolezza dell’Unione sulla scena mondiale.

Nelle prossime settimane dobbiamo continuare a mostrare la nostra leadership per pervenire a Copenhagen a un accordo che sia ambizioso, equo ed efficace. Dobbiamo essere credibili nei nostri impegni a contenere le emissioni, e sul fronte finanziario possiamo darci da fare per aiutare gli altri. Dobbiamo accordarci su uno schema globale d’azione e mettere in moto tutti i mecanismi necessari per giungere a un coinvolgimento veramente globale.

L’Unione Europea avrà un ruolo chiave nelle settimane e nei mesi che verranno. Siamo stati i primi a riconoscere che questo è un obiettivo importante e che l’immobilità avrebbe portato danni non solo al nostro ambiente, ma anche alle nostre economie e società. Infatti, e’ proprio grazie a questa posizione di leadership che saremo in grado di cogliere le opportunita’ economiche collegate alla transizione ad un’economia low-carbon.

Abbiamo richiesto con forza di raggiungere un accordo globale e ne abbiamo uno a portata di mano, magari non nelle prossime settimane, ma nei prossimi mesi. È importante puntare al migliore accordo possibile, piuttosto che accontentarci di poco per trovare una facile convergenza a Copenhagen. Come ha dichiarato il Presidente Obama quest’ultimo weekend, non dobbiamo permettere che il perfezionista diventi nemico del bene.

Per concludere, vorrei sottolineare l’importanza, e il risultato, del raggiungimento di un accordo sui cambiamenti climatici che, per la prima volta, coinvolge USA, Cina e le principali economie emergenti. E non dobbiamo sottovalutare il ruolo che l’Unione Europea ha ricoperto per arrivare a tale traguardo.

---------------------------------------------------------------------------

I’m very grateful to have the chance to speak today, and we’re very pleased for the British Consulate here in Milan to be associated with this event.

You will have seen much reporting over recent days about precisely what we can expect at Copenhagen. We’re less than 3 weeks away from the start of the Conference and there is already much speculation about what will – and won’t – be achieved there and whether the talks will be a success or a failure.

Comments this weekend from the APEC Summit – crucially including the leaders of the USA and China – indicate an acceptance that we will not leave Copenhagen with a legally binding treaty. That seems inevitable now. The British Climate Change Minister, Ed Miliband, warned of this on 5 November and acknowledged that this would fall below what we had hoped for from Copenhagen.

So Copenhagen is already being presented, in the media, as a failure. But if we look at the small print, rather than the headlines (and as journalists you will know that headline writers often have a very different view from the journalist!) we get a different story.

The APEC meeting, which included the Danish Prime Minister, set out a framework for what can be achieved at Copenhagen and agreed to set a timetable for completing the work during 2010. As the Danish Prime Minister said in Singapore “we must focus on what is possible and not be distracted by what is not possible”. And the timing, of course, is largely a result of the need for the US to get its domestic position together – recognising the incredible shift in position which that represents over the past couple of years – with legislation going through Congress. There is a clear commitment from both Developed and Developing Countries to work towards agreeing emission reductions, on a global scale we have not seen before. That scale of commitments is reflected by the number of Heads of Government who are pledging to attend Copenhagen for the highest level meeting yet to take place on Climate Change.

Taking the theme of today’s Conference, what is the role of the EU? The EU has been at the forefront of action and commitment on climate change. Some feel that the EU has done too much, has made too many promises and commitments without getting similar levels of action from others. But the fact is that if the EU hadn’t taken the lead, we would be nowhere near agreement and wouldn’t have more than 40 leaders pledging to attend the talks in Copenhagen. Without the EU, there would have been no pressure on the US to change its stance and to commit to being part of a global deal. Without leadership from the EU we would not have seen the positive statements we’ve had in recent weeks from the major developing countries – China, Brazil, South Africa.

And no one Member State of the European Union could have taken this leadership role itself. It is a timely reminder, when we are implementing the Lisbon Treaty of what EU leadership and cohesion can achieve when the Member States use the force of the Union to good effect on the world stage.

Over the next few weeks we need to continue to show leadership to get an agreement at Copenhagen which is ambitious, fair and effective. We need to be credible on our own commitments to cut emissions, and on the finance we can mobilise to help others. We need to agree a global framework for action and put in place the mechanisms for a genuinely global effort.

The EU has a key role in the weeks and months ahead. We have been the first ones to recognise the scale of the problem and that failing to act would damage not just our environment but also our economy and our society.

We have pressed for a global deal, and we have one within our grasp, maybe not in the next few weeks, but in the next few months. It is important to get the best deal we can, rather than settling for less in order to get a quick agreement in Copenhagen. As President Obama said this weekend “we shouldn’t allow the perfect to be the enemy of the good”.

We shouldn’t underestimate the importance, and achievement, of getting an agreement on climate change which, for the first time, included US, China and the major developing economies. Nor should we underestimate the role the EU will have played in achieving that.

Veronica Caciagli
Climate Change Officer
British Consulate General - Milan

Nessun commento:

Posta un commento