Dai primi dati disponibili, anche il 2010 risulta essere – contro ogni percezione individuale – un anno da record: nonostante le correnti di aria artica di inizio e fine anno, la temperatura media dell’anno appena trascorso si collocherà probabilmente sul podio di secondo anno più caldo nella storia.
In un articolo pubblicato sul blog di Climalteranti, il professor Claudio Cassardo dell’Università degli Studi di Torino ha analizzato le prime informazioni disponibili sulle temperature del 2010: i modelli climatici di scenari futuri risultano purtroppo ancora una volta confermati dalle misure reali che, come sottolinea il prof. Cassardo, “hanno il vantaggio di essere neutrali e scevre da impressioni personali.”
I dati sono quelli elaborati dal National Centers For Environmental Prediction’s and National Center for Atmospheric Research (NCEP/NCAR), che arrivano dopo soli due giorni. Le informazioni disponibili riguardano le temperature in atmosfera medie terrestri divise in aree di 2,5 gradi in longitudine e latitudine (alle nostre latitudini, significa circa 300 x 300 km quadrati). I dati definitivi arriveranno tra alcuni giorni dalle analisi dirette delle stazioni di rilevamento.
Dall’immagine della distribuzione delle anomalie di temperatura nel 2010 rispetto al periodo 1961-90, si può facilmente osservare come le regioni polari siano state investite da spaventose variazioni di temperatura positive anche superiori a 4°C, con oltre 6°C tra il Canada e la Groenlandia. Anche molte altre regioni presentano anomalie positive, con punte di oltre 3°C, tra cui l’Oceano Atlantico, l’Africa settentrionale, parte dell’Asia. Le anomalie negative, invece, presentano valori minori e in aree più piccole.
Lo zoom sull’Europa evidenzia una fascia di valori negativi di anomalia presenti dalla penisola scandinava a metà mediterraneo, con punte di -1,5°C sulla Norvegia, mentre sul Mar Nero e sul resto del Mediterraneo le variazioni positive arrivano a +3°C.
Oltre alle differenze tra regioni, nell’articolo di Climalteranti si rilevano variazioni stagionali: in primavera ed estate ci sono delle anomalie spaventose rispetto al periodo 1961-90 nelle zone polari, con massimi di +6°C nei pressi della Groenlandia e di oltre +8°C in Antartide; in autunno si raggiungono addirittura oltre +10°C nello stretto di Bering e un massimo di oltre +15°C tra Canada e Groenlandia.
Il 2010 va quindi ad allungare la successione di anni con temperature superiori alla media, e questo nonostante la cosiddetta Oscillazione Nord Atlantica e il Sole ancora in una fase di minimo abbiano esercitato un’azione di mitigazione del riscaldamento globale.
Vengono dunque confermati i modelli sul clima: mentre le medie latitudini, quelle abitate, hanno registrato temperature solo lievemente maggiori della norma, il maggior contributo all’aumento delle temperature globali arriva dalle zone più fredde del Pianeta, l’Artide e l’Antartide, in zone disabitate dove le variazioni di temperatura non fanno notizia.
Veronica Caciagli
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